Il percorso si sviluppa in maniera lineare, dal soppalco al piano terra: dopo aver introdotto alla geologia dell’isola e alla metallurgia antica, procede in senso cronologico dall’età del Rame fino al Medioevo.
Ai numerosi materiali del sepolcreto eneolitico nella vicina Grotta di San Giuseppe, seguono i bronzi della collezione ottocentesca di Raffaello Foresi e di altri importanti recuperi che testimoniano lo sviluppo della metallurgia tra l’età del Bronzo e la prima età del Ferro. I corredi funebri dal V al II secolo a.C. ci raccontano dell’intensa crescita dell’attività mineraria che cessa alla metà del I secolo, quando l’isola accoglie le lussuose ville marittime di ricchi Romani. Raccontano della ripresa medievale della lavorazione del ferro i materiali dello scavo del villaggio minerario di Grassera, distrutto dal pirata Barbarossa nel 1534 e abbandonato, del quale rimangono visibili solo i ruderi della chiesa romanica di S. Quirico.
Collezione dei minerali elbani della Gente di Rio
Nel 2009 il Museo si è arricchito della Collezione dei minerali elbani della Gente di Rio: una notevole raccolta di minerali di esclusiva provenienza elbana. Costituita da appassionati collezionisti riesi, quando ancora le miniere erano in attività, è generosamente offerta alla visione pubblica attraverso il Museo.
Preistoria
La Grotta sepolcrale di San Giuseppe
I più antichi materiali archeologici, e anche i più numerosi, sono quelli eneolitici (fine del III millennio a.C.) provenienti dai corredi funerari della Grotta di San Giuseppe, che fu sepoltura collettiva di una comunità stanziata in prossimità del mare. La cavità naturale fu usata da più generazioni per seppellire i propri defunti (circa 90 individui), che di volta in volta erano collocati insieme al corredo, accantonando le precedenti deposizioni.
Gli oggetti di corredo hanno precisi confronti nella cultura di Rinaldone, sviluppatasi tra Toscana e Lazio settentrionale, ma sottintendono contatti con altre cerchie culturali, forse favoriti dal commercio del minerale di rame e dei manufatti metallici, nel quale la comunità di San Giuseppe sembra inserita.
La ceramica è composta da vasi a fiasco – tipicamente rinaldoniani – da vasi con corpo biconico, ovoidale ed ellissoidale, anche di grandi dimensioni, da ciotole e da tazze. L’industria litica, anch’essa rinaldoniana, è composta da punte di freccia di selce e di diaspro, di diverse dimensioni. Ci sono anche punte in osso con taglio sbiecato, come cuspidi di lance, e coltelli di rame a lama piatta.
Dall'età del Bronzo agli Etruschi
Il potente sviluppo dell'attività mineraria e metallurgica
Preziosi oggetti di bronzo della collezione ottocentesca di Raffaello Foresi e di altri recuperi testimoniano un periodo, tra l’età del Bronzo e la prima età del Ferro, di particolare vivacità dell’Elba, coinvolta nei traffici e nei contatti culturali che legavano Corsica, Sardegna ed Etruria.
Ceramiche etrusche e vasellame bronzeo da banchetto provenienti da tombe elbane documentano la tarda età arcaica, mentre i numerosi corredi funebri della necropoli del Buraccio – con ceramiche da mensa a vernice nera, unguentari, boccaletti corsi e treppiedi di piombo populoniesi – accompagnavano i defunti di una comunità probabilmente legata all’attività di estrazione e riduzione del minerale di ferro, che in questo periodo, tra II e inizio del I secolo a.C., raggiunge il massimo della produttività.
Età romana
Dalle miniere alle ville marittime
Al momento finale dell’intensa attività estrattiva del ferro sotto il dominio romano (fine II-inizi I secolo a.C.), risale l’impianto siderurgico scoperto alcuni anni fa a San Bennato, presso Cavo: è stato il primo a essere scavato in maniera scientifica e rimane ancora l’unico in tutta l’isola.
Successivamente, dalla metà del I secolo a.C., l’Elba e le altre isole dell’Arcipelago condividono la sorte di privilegiate sedi di lussuose residenze per i ricchi Romani. Così anche a Capo Castello, punta nord-orientale dell’isola e luogo più prossimo al continente, sorge una delle tre ville marittime elbane. I resti, già ricordati nella letteratura antiquaria tra Sette e Ottocento, sono ora nascosti tra la vegetazione e le costruzioni moderne, ma il percorso del Museo ne fornisce una descrizione aggiornata ai recenti scavi e mostra i materiali recuperati.
Medioevo
Fabbri pisani e villaggi minerari
La ripresa dello sfruttamento della vena del ferro avviene nel Medioevo sotto il controllo della Repubblica di Pisa, quando a ridosso dell’area mineraria sorsero i paesi di Rio e di Grassera. Quest’ultimo, devastato nel 1534 da un’incursione del pirata Barbarossa, è stato oggetto di recenti ricerche archeologiche. Gli scavi hanno restituito materiali e informazioni che illustrano la vita in una casa con laboratorio metallurgico.
Gli oggetti della vita quotidiana di Grassera, villaggio abbandonato e scomparso, concludono il percorso museale ma la storia continua nel paese di Rio, che accolse i sopravvissuti alla distruzione barbaresca.